Tornare in Italia by Simone Attilio Bellezza

Tornare in Italia by Simone Attilio Bellezza

autore:Simone Attilio, Bellezza [Bellezza, Simone Attilio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Monografie dell'Istituto storico italo-germanico in Trento
ISBN: 9788815328960
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2016-10-14T22:00:00+00:00


2. «Una docia fredda»: l’incertezza verso la proposta italiana

I prigionieri di Kirsanov che erano partiti nell’inverno del 1916 e gli ufficiali della Missione Italiana concordavano su un punto: l’elemento chiave che aveva guidato i prigionieri a optare per l’Italia era stata l’informazione. La propaganda austriaca e la disinformazione dei russi erano i nemici da battere nella lotta per conquistare la lealtà dei prigionieri trentini. In parte queste considerazioni erano sicuramente vere, ma l’analisi dei racconti di chi rimase più a lungo in Russia integrano e allo stesso tempo smentiscono parzialmente queste considerazioni. Per chi non passò per il campo di prigionia di Kirsanov e conseguentemente non fu esposto al clima patriottico che vi regnava, le considerazioni sull’appartenenza nazionale rimasero solitamente in secondo piano rispetto a quelle sulla sopravvivenza: il primo obiettivo dei prigionieri era sopravvivere, possibilmente non troppo male, per riuscire un giorno a tornare a casa. In questo paragrafo esamineremo i percorsi di tre prigionieri che rivelano come la scelta di optare per l’Italia fosse sottoposta all’influenza di molti diversi fattori che ne modificavano il significato. Questo elemento è da subito evidente nel racconto di Battista Chiocchetti, originario di Moena, che fu arruolato nell’agosto del 1914. Catturato nell’ottobre 1914 nonostante il tentativo fatto per scappare, Chiocchetti venne mandato nella regione di Tjumen’, ad est degli Urali, dove soffrì molto a causa delle pessime condizioni di prigionia. Assieme a un gruppo di altri trentini Chiocchetti venne preso sotto l’ala protettrice di un maggiore di Mezzolombardo di cui purtroppo non ha riportato il nome. Quest’ultimo andava spesso a trovare i soldati trentini nella stalla dove erano rinchiusi, anche per aiutarli a scrivere alle loro famiglie. Più tardi l’ufficiale consigliò addirittura loro di scrivere alla marchesa Gemma Guerrieri Gonzaga per ottenere assistenza. Questa solidarietà fra trentini non causò però nel Chiocchetti considerazioni sulla propria appartenenza nazionale, mentre invece il suo problema più grande erano appunto le pessime condizioni di vita in prigionia. Sempre grazie all’intercessione del maggiore, Chiocchetti e i suoi riuscirono a ottenere il permesso delle autorità russe di lavorare in un vicino paese tataro: grazie a quanto furono in grado di guadagnare, questi sette trentini poterono addirittura prendere in affitto una casetta e comprarsi carne e latte, suscitando così l’invidia dei russi. Verso questi ultimi Chiocchetti non nutriva particolare simpatia e li considerava «tutti vigliacchi sti orsi senza educazione, e il 70% non san leggere ne scrivere»[12]. L’armonia della vita di Chiocchetti e compagni fu rotta dall’ingresso dell’Italia in guerra il 24 maggio 1915: il 27 maggio «alle 5 di sera arrivò all’improvviso l’ordine di marciare dimani per Tiumen, donde poi pare ci mandano in Italia, la quale dicono abbia già attaccata l’Austria». Il percorso che gli fu prospettato passava per Omsk e Odessa per poi proseguire in nave verso il sud Italia, ma il suo pensiero andò subito al nuovo fronte di guerra in Trentino: «Dio preservi i nostri paesi dalla guerra»[13]. Il gruppo fu effettivamente inviato ad Omsk, dove alloggiò in una caserma ricolma di altri italiani fra



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